lunedì 22 gennaio 2018

Camminando per Gozo 6 - Walking to Gozo 6

Esplorazioni di Gozo 
By Anthony Withdown

"Riprendo i miei diari di viaggio in questo formato. Ultimamente mi ero impigrito, scrivendo piccoli reportage con alla fine una sfilza di foto attinenti ma slegate dal racconto. Appena riesco, riprendo quegli articoli e li riporto in questa veste grafica."
"Respirare il vento in un nuovo cammino, purifica il corpo. Guardare tutto con occhi nuovi, purifica l'anima!" Anthony Withdown
21-1-2018
Trekking in the east coast: Mgarr - Hondoq Bay - Qala Point Battery - Mgarr

Pieno inverno a Gozo, Domenica mattina, prevista pioggia e vento, decido di andare lo stesso. Farò un percorso nuovo e da Ottobre che aspetto di ricominciare a scarpinare. Parcheggio l'Invincibile nel porto di Mgarr, Kway, zuccotto, zainetto e m'incammino costeggiando la darsena sempre piena di barche.
Sono le 10 di mattina, sono curioso di sapere cosa vedrò
Dopo 500 metri, lascio la strada in corrispondenza del primo segnale, un pallino rosso sulla pietra. Comincio ad entrare nella natura, salgo e scendo, attraverso varchi tra le rocce e arbusti.


Alla mia destra un mare cupo color acciaio, sul mio viso un vento freddo ma sopportabile. Fortuna che la temuta pioggia ancora non si veda e non si senta. Davanti a me un sentiero che appare e scompare, seguo il pallino rosso come Alice il bianconiglio, comincio già a star meglio.


Ogni tanto mi fermo per scattare foto. Il mio amatissimo Nokia Lumia è defunto da qualche settimana. Qui a Gozo il Nokia non è mai sbarcato, quindi l'ho sostituito con un Samsung Galaxy J3, l'unico abbordabile. Spero che faccia foto altrettanto bene.


Il posto come al solito è sorprendente. Mi meraviglio che in un isola così piccola ci siano sempre così tante cose da vedere e sempre diverse.
Qui la costa è molto più bassa rispetto ai monumentali strapiombi di Dwejra e Sanap Cliffs, dal sentiero al mare non ci saranno più di dieci venti metri di dislivello e quando si vuole si trova sempre un punto per scendere.


Le rocce e il mare fanno a gara nel dipingere il quadro della natura con le sfumature più originali, mentre la vegetazione ne fa da cornice. Io cammino tra queste opere d'arte ammirato, stando sempre attento però a dove mettere i piedi.

Ogni tanto, dove mi sento ispirato, scendo al livello del mare, per incontrare delle calette, tutte sassose, ma con un mare dagli incredibili colori.
Dopo circa trequartid'ora arrivo in posto conosciuto, la bellissima spiaggetta sabbiosa di Hondoq Bay, meta dei miei bagni estivi preferiti. Non c'è anima viva, ma lo spettacolo di colori del mare d'inverno è inebriante.

Proseguo alla ricerca dei pallini rossi, perché oggi il programma è vedere cose nuove.
Da Hondoq bisogna lasciare la costa perché c'è una scogliera franata inaccessibile dal mare. Nel mio zaino c'è una piccola guida chiamata Gozo great walks, dove ho pianificato questa mia escursione invernale. Gli do un occhiata. Devo salire fino ad una chiesetta e da li ributtarmi sulla destra dopo aver superato l'ostacolo naturale.

Ci sono due chiese sulla strada che scende da Qala fino alla baia di Hondoq. La prima sta dopo due tornanti, si affaccia su un paesaggio magnifico che arriva fino all'isola di Comino, situata un chilometro di fronte. A Comino si trova la turistica Blue Lagoon, meta del turismo caciarone che la assale da Aprile ad Settembre, ma quella è un altra storia che prima o poi vi racconterò.

Vicino alla chiesetta, cerco segnali e sentieri sulla destra, ma non ne trovo, vedo solo la scogliera ancora alta che mi sovrasta. Decido di andare avanti sino alla seconda chiesa, molto più grande, che dista qualche centinaio di metri più su. Arrivato, al fianco della chiesa, nello spiazzo balconato che si getta sul mare, si trova un suggestivo cimitero con le lapidi nere. Uno dei posti più belli per farsi seppellire. Provare per credere!
Finalmente trovo una strada in cemento sulla destra che oltrepassa la barriera di Hondoq Bay. Si comincia di nuovo a scendere, anche se il mare ora lo vedo laggiù, lontano.
Stranamente non trovo i famigerati pallini rossi, ma tagliando sulle rocce e seguendo sentierini di cacciatori, mi avvicino nuovamente alla costa.

Il paesaggio è sempre grandioso, da qui si vede bene Comino e sulla destra Cominotto. Tra le due isolette, dove si intravedono due scogli triangolari c'è Blue Lagoon, ora si deserta.
Immagine di repertorio scattata da me nell'aprile scorso. Sua maestà "The Blue Lagoon" 10.04.17


Arrivo di nuovo sulla costa, una meraviglia inaspettata. Una colata di argilla modellata dal vento scende sul mare tra una piattaforma calcarea con saline, una baia di fronte ad uno scoglio che argina il mare e rocce sull'acqua come giganti addormentati.


Scendo tra i giganti, omaggiandoli reverente.
Come per magia ritrovo i miei amati pallini rossi e non è il morbillo! Al ritorno ripasserò da qui per seguirli e capire dove mi riporteranno.

Qui il percorso si fa più impervio. Si scavalcano rocce gigantesche, ci si butta in un groviglio di rovi che però lasciano passare.
Trovo grotte e muri a secco di contenimento, baie immacolate di roccia levigata dove non entra un filo di vento.
I pallini rossi mi portano davanti ad una roccia verticale, dove però sapientemente l'uomo ha creato degli appoggi. Mi arrampico facilmente e da li ritrovo l'orizzonte perduto. Il terreno si fa più spoglio, roccia levigata cesellata dal vento e macchia mediterranea. Ora i segnali sono molto più visibili, superato un leggero declivio, scorgo La torre di guardia, il forte, il Qala Point Battery, il giro di boa che mi ero prefissato.





Da quando sono partito sono già passate più di due ore, giro intorno al forte e ritorno indietro. Ritrovo il passaggio difficile ora in discesa, con un po di attenzione lo supero e scendo verso il mare dove prima avevo incrociato i miei pois rossi. Supero i giganti addormentati, con alla mia sinistra il grande scoglio e proseguo verso le saline alla base della cascata d'argilla.


Qui oggi il mare è calmo come una tigre addormentata, ma quando si sveglia sono guai. Tutto attorno i segni delle sue unghiate!

A parte il vento, c'è una pace assoluta, d'estate col sole, deve essere una goduria dei sensi.


La natura e l'uomo quando collaborano fanno sempre cose buone. Eccone la prova.


Oltrepasso un paio di incantevoli baiette in pietra che degradano sul mare, una villa sicuramente abusiva con affaccio mozzafiato, fino a quando non trovo questa panchina, semplicemente bella. Mi ci siedo stiracchiando le giunture affaticate, e nella quiete più assoluta, mi sbuccio un arancia, l'unico alimento assieme all'acqua che mi ero portato. Me ne ero quasi dimenticato di avercelo. poi il posto incantevole e la stanchezza, hanno risvegliato il mio istinto di sopravvivenza...


Sono ormai tre ore e mezzo che girovago nel vento e nel fresco di fine gennaio e il porto di Mgarr è ancora lontano.
Da questo versante i segnali rossi sono ben marcati, sono proprio curioso di capire dove andranno a finire. Lo scoprirò solo camminando, attento.
Praticamente sto sempre vicino alla costa, ma ricordo chiaramente che la baia di Hondoq era inaccessibile dalla spiaggia. Ora il sentiero comincia a salire, vediamo dove sbuca.

Tadann, una roccia verticale davanti a me con delle scalette in ferro! Il mistero, credo si stia per svelare.
Oltre la cima vedo Hondoq Bay ai miei piedi, sto a metà costone, quello che vedevo dal basso franato. Vedo i pallini rossi che furbetti serpeggiano orizzontalmente tra i massi e le piante. Li seguo ipnotizzato e soddisfatto fino a quando davanti a me trovo la strada asfaltata che passa di fronte alla prima chiesetta!
Ma dai! penso, non può essere che mi sia sfuggito questo passaggio. mi metto sulla strada e cerco un segnale di entrata del sentiero. Niente, non c'è. Sfido io che non l'ho visto. non lo hanno proprio messo o qualche bontempone lo ha cancellato, non so. Sta di fatto che da qui il percorso è più breve e incommensurabilmente più bello.

Ripasso per la bellissima spiaggetta di Hondoq,deserta come quattro ore fa. e risalgo il crinale.


Superata la prima collina, rivedo la costa e in fondo all'orizzonte vedo Mgarr. Qui il vento si fa sentire, mi rimetto i Kway e stancamente ripercorro i miei passi mattutini.


Rivedo i contrasti di colori che mi avevano colpito all'andata e li immortalo.


Rivedo le barche rifugiate nel tranquillo porto.


E' Domenica 21 gennaio, sono le 14,30, sono tornato!

Prima di risvegliare l'invincibile nel parcheggio, entro in un bar per festeggiare l'escursione con la solita Cisk accompagnata stavolta da un pastizzi al formaggio.