sabato 12 luglio 2014

Rap porto altalenante.



Roma 10/07/2014



L'altro ieri sera per la prima volta sono andato con figlia e moglie a vedere un concerto Rap all'aperto. 
Il caso ha voluto che per quella sera avessi (di questi tempi grami) tre provvidenziali ingressi omaggio. 
Il caso ha voluto che quella sera si esibisse un rapper emergente di nome Emis Killa nella cornice suggestiva del parco di Villa Ada a Roma. 
Il caso ha voluto che Emis Killa, a mia insaputa, fosse il rapper preferito di mia figlia Sara di anni quasi dieci. Io che la nutrivo amorevolmente con cantautori storici e buona musica internazionale, la scopro canticchiare Maracanà, che vergogna!
Arriviamo verso le 21,00 e troviamo una miriade di ragazzine davanti al palco che aspettavano strillando e ritmando il nome del loro idolo giovanile. Curiosi di conoscere questo nuovo mondo musicale, con mia moglie ci avventuriamo, pronti a tutto e con mente aperta.
A concerto finito oltre la mezzanotte, faccio di seguito le mie osservazioni positive e negative dell'evento.
L'impatto iniziale è stato positivo, la prima cosa che mi ha colpito è stato l'uso altamente tecnologico della scenografia. Enormi pannelli digitali posti a mo di quinte teatrali, avvolgevano il retro palco e con le loro immagini psichedeliche ed ipnotiche, catturando e coinvolgendo lo spettatore. La potenzialità espressiva di quei pannelli digitali è enorme e tutta da inventare. La seconda cosa interessante è l'uso delle parole. Il gioco delle rime e dei richiami a tutto il mondo dei media e dei luoghi comuni, per me che sono un appassionato di giochi di parole, è stato una sorpresa. Un vero godimento per le perle lessicali e allo stesso tempo una delusione per le scontate facilonerie e per l'uso a volte gratuito delle volgarità. Come in tutte le manifestazioni, l'arte ha degli alti e dei bassi a secondo di chi la interpreta. Li su quel palco, come nella vita, erano rappresentati entrambi gli estremi.
La parte musicale, invece è stata un poco deludente, e da qui cominciano le mie perplessità sul genere rap. In primo luogo non ci sono gli strumenti e me cari, ci sono solo microfoni. La musica è pre registrata, ed è gestita da un omino con grandi cuffie che si agita alle spalle del cantante, alzando ed abbassando freneticamente dei cursori elettronici. la voce, quasi sempre gutturale, rimbombante e monocorde, imprigiona l'attenzione dei fans adoranti. L'abbigliamento tipico sembra la divisa del perfetto rapper. Cappellino americano sbieco, occhialoni a specchio, camicione sbottonato, con catene bigiottose su canotte aderenti che mostrano affreschi sulla pelle sudata, tatuaggi e piercing ostentati come in uno spot shamposo di Cristiano Ronaldo.
Mia figlia segue il ritmo assieme ad altre 1000 figlie, alzando le mani a tempo, ballando e scimmiottando le parole. Era tenera ed allarmante al tempo stesso, come quando ripeteva le parolacce istigate dal palco e poi ci guardava scusandosi.
Il cantante, abbastanza disinvolto, tra un brano e l'altro, apriva dei monologhi polemici sul suo mondo, affermando che è tutto marcio ed ipocrita e che lui si è imposto dopo anni di gavetta perché si sa vendere meglio degli altri. I fans assiepati come davanti a un cristo risorto, urlavano senza capire. Noi grandi, i cosiddetti maturi, giudicavamo severi, come forse un tempo i nostri genitori bacchettoni giudicavano noi.
Per concludere, dico che il Rap elettronico, o almeno quello che ho visto e sentito l'altra sera, è sicuramente un esperienza musicale interessante, una base su cui si possono esplorare altre forme sonore. Alcuni pezzi di Jovanotti o Tiziano Ferro, per esempio, hanno a mio avviso imboccato strade interessanti e apprezzabili. Se Emis Killa, o gli altri rappers internazionali, con la loro prorompente vitalità creativa, sapranno evolversi, allora ne sentiremo delle belle, e potranno avvicinare questo movimento musicale ad un mito duraturo come il Rock. 
Ora ascolterò con più interesse l'evolversi di questo fenomeno popolare, anche se a parer mio, il suo più evidente difetto, è che è troppo dipendente dalla computer elettronica, senza questo sostegno, perderebbe il suo fascino e ne morirebbe.
Per rendere meglio con un immagine questo mio pensiero, pensatevi su una spiaggia, in una notte d'estate, ad ascoltare una chitarra folk che arpeggia Father and son di Cat Stevens... il rap, con i suoi cavetti, le sue luci, i suoi monitor, non potrà mai ne eguagliare ne avvicinare quella essenziale estasi.

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