sabato 1 aprile 2017

Camminando per Gozo 3 -Walking to Gozo 3


Esplorazioni sulle verdi colline di Gozo 3
By Anthony Withdown


"Il problema dell'umanità è che gli stupidi sono strasicuri, mentre gli intelligenti sono pieni di dubbi" Bertand Russel

Venerdi 31/3/2017

Oggi in tutta Malta è festa nazionale, la festa della liberazione o dell'indipendenza dal Regno Unito.
E' una splendida giornata di sole, ne approfitto per la terza escursione programmata. La meta è la terza collina, la più vicina alla Cittadella. 

L'estate scorsa, sono stato testimone di diverse feste tipiche, specialmente a Victoria, lavorando praticamente nel centro. Ho sentito ed ho assistito sia di giorno che di sera, a molti fuochi d'artificio, troppi, quasi snervanti, diluiti in tutto l'arco della giornata senza una regola. Qualche volta, la sera, dai bastioni della fortezza, guardavo partire i fuochi dalla collina buia dirimpettaia. Sembrava collocata apposta da un ipotetico architetto dei fuochi per esaltare scenograficamente la silhouette della Cittadella.

Vista dalla Black Rabbit Hill, la collina povera appare di uguali dimensioni della sua gemella nobile, distante poche centinaia di metri, secoli addietro venne scartata e diseredata, ora sta li buia e spoglia, sembra mendicare la luce che gli fu negata. Andiamo a visitarla, forse camminandoci sopra capirò il perché.

Per prima cosa vado a recuperare il mio fido Woody, nascosto poco distante nella macchia all'inizio del Yellow Red Trail.

Vista dal basso non è male, simile alle altre due colline salite in precedenza.
Il progetto è sempre il solito, arrivare fino a dove comincia la parete rocciosa e poi aggirarla per trovare un accesso. 

Alle 10,30 abbandono la strada asfaltata e comincio a scarpinare spianando erbacce e rovi. Taglio in diagonale verso sinistra per raggiungere degli alberi di eucalipto. Arrivato al primo step, un balcone naturale, First Balcony.

La vista è sempre magnifica, come i colori della primavera. Rivolgendo lo sguardo dall'altro lato si ha l'effetto opposto. Rifiuti di vecchi fuochi d'artificio, plastiche e cartacce marcite. Dalla stessa posizione, due punti di vista, quello della natura e quello dell'uomo. Vi lascio solo col punto di vista naturale che è meglio.



Da li trovo un sentiero ben delineato che sale sul lato destro della collina. Si attraversano i soliti labirinti di piante di fico d'india gigante e purtroppo anche i labirinti d'immondizia umana. Proseguo la salita, incontro prima delle gabbie per volatili aperte, e poi subito dopo una baraccopoli squallida dove scorgo dentro una voliera dei poveri piccioni impauriti.




C'è pure un piccolo orto coltivato a fave, naturalmente ne assaggio una, amara, come l'ambiente che mi circonda. Scappo via, voglio solo una modica quantità di natura pulita.


Riprendo il sentierino che sale, collineggio la parete alla mia sinistra, non è cosa arrampicarsi li, specialmente per un escursionista della domenica come me che ha come obbiettivo di visitare tutte le colline di Gozo nei prossimi mesi.

Trovo lungo il cammino una casa diroccata ed una ancora integra con una bellissima vista a nord est sul fondovalle, con le mie due prime colline visitate, la Broad Bean Hill e subito dietro la Black Rabbit Hill.

Salendo ancora di qualche decina di metri, si intravede il mare e l'abitato di Ghasri (leggi Asri), caratteristico paesino costruito attorno ad una chiesa. Non so se lo avete capito, ma l'arcipelago maltese è molto cattolico.



Dopo qualche tortuoso tornantino, incrocio una strada carrabile in cemento che sale verso la sommità. Uhm brutto segno, penso. La lingua di cemento proviene dall'altro versante da cui sono arrivato, abbassando lo sguardo, a poche decine di metri scorgo due macchine sgangherate parcheggiate. Mi sa che la natura intatta qui me la scordo, ripenso tra me e me.

Non mi faccio lusingare dalla comodità della strada e taglio verso il bordo selvatico, continuando a salire dal versante est. In pochi minuti sono sopra, trovo sempre la stessa caratteristica ed inusuale pianura. Forse in antichità, in queste tipo di colline, l'uomo ha scavato estraendo dei blocchi per la costruzione delle proprie case e ne ha spuntato la punta, ma ho dei dubbi. Più probabile un erosione naturale che nei millenni gli ha dato questa insolita forma tronca.

Trovo nel terreno roccioso, delle graziose pianticelle rosa lilla che convivono col timo e altri arbusti, nel complesso sembra un tessuto finemente ricamato, metto a riposarci vicino Woody e gli faccio una foto. 






Subito sotto il costone ci sono delle grotte che avevo intravisto salendo, sempre da sopra vedo anche bossoli di cartucce. Cacciatori pure qui, e ti pareva! Rinuncio alla breve discesa, anche se un sentierino per capre tibetane ne indica il passaggio.


Proseguo percorrendo il bordo in senso orario, ora la Cittadella e tutto l'abitato si stende come un ricco tappeto ai miei piedi.



A sud est si vede Victoria con la cupola della bellissima chiesa di San Giorgio nella città vecchia. all'orizzonte la solita Chiesa di Xewkija (leggi Sciuchia), un lembo di mare e più in la ancora le coste nord maltesi. 


Girando lo sguardo a est e aguzzando la vista, proprio al limitare superiore delle mura, vedo la cupola della chiesa di Nadur, la più alta cittadina dell'isola, famosa per il suo sfarzoso carnevale. Al centro sempre in alto, l'abitato di Xaghra (leggi Sciara) anche qui con la sua bella chiesa dominante. La notte nell'isola esalta ancor di più queste chiese sparse, perché vengono sapientemente illuminate. Sembrano dei fari accesi nella notte per non far perdere la fede.

Anche qui ritrovo i soliti crepacci lungo il bordo della collina, con una differenza però, all'interno della cavità c'è uno schifo che fa piangere il cuore. Rifiuti umani! C'è di tutto, anche una lavatrice. Non ho parole, girando lo sguardo verso l'interno, la solita sconfortante conferma. Resti di miglia di fuochi d'artificio, plastiche, scarti di non so che, riempono la visuale. Rimpiango le torrette dei cacciatori delle altre collinette, almeno li c'erano solo bossoli di cartucce. Avere questa incredibile vista verso l'esterno e questa altra indicibile verso l'interno mi manda in corto circuito. Non riesco a tollerarlo.  Con l'umore nero, continuo il cammino lungo il bordo sud ovest, l'unico spazio fisico rimasto quasi naturale, con il verde paesaggio che tenta di guarire le ferite aperte nell'animo. Basta però, che  mi distragga un attimo guardando l'interno e i cumuli di scarto riempiono nuovamente lo sguardo. Affretto il passo per cercarne di uscirne al più presto.

Al limite nord ovest, incontro questa casetta abbandonata, con questo balcone tipico, che mi ricorda la casa del commissario Montalbano del romanzo di Camilleri. Tra parentesi, Camilleri è un dei nomi più frequenti nei citofoni di Gozo, tutto torna. Il Montalbano Balcony , si affaccia su una splendida vallata dove il verde della natura incontra il blu del mare che si mescola all'azzurro del cielo. Questa vista un po mi rasserena col mondo umano e mi fa pensare al potenziale inespresso e sprecato di questa contraddittoria collina. Ci vorrà un lungo lavoro di persone di buona volontà per ripristinare l'ordine antico. Penso che con questo scorcio suggestivo lo schifo sia finito e faccio ancora l'errore di guardare speranzoso il pianoro interno...


...un container abbandonato con all'interno dei sospetti fusti di metallo arrugginito e subito a fianco un catasta di un centinaio di gomme abbandonate a marcire per i secoli dei secoli! Uno sfregio!  Una rabbia profonda mi assale nei confronti di miei simili, che lasciati liberi di agire come bestie, inevitabilmente come bestie diventano.
Basta finiamo questo giro dell'orrore e andiamocene. 
Dopo poche decine di metri rincontro la maledetta strada che ha permesso a degli incivili di devastare il proprio piccolo e splendido pezzo di terra. Anche qui la mala politica ne è corresponsabile. Primo perché fa finta di non vedere l'evidenza, secondo perché alle ditte che vincono l'appalto per i fuochi d'artificio, si dovrebbe obbligare di portare via tutto lo scarto schifoso a suon di pesanti multe. Ma è un vecchio discorso, ogni paese ha le sue amministrazioni malate. La cosa che non capisco è che a Gozo, a differenza dell'Italia, la quasi totalità del servizio pubblico è di un ottimo livello e incide pochissimo sulle spese dei contribuenti. Si dice che segare il ramo dove si è seduti sia da imbecilli, vederne le tracce in una casuale passeggiata è allarmante.
Se avrò la possibilità di vivere qui per un tempo sufficiente, cercherò di sensibilizzare le coscienze di chi ci abita da sempre, rimane il fatto per me incomprensibile, come è possibile che me ne accorgo solo io da ultimo arrivato?

Riprendo la discesa abbastanza avvilito dall'evolversi di questa escursione, passo davanti alla casa abbandonata, sotto il Montalbano Balcony, visto precedentemente dall'alto. Sull'altro lato della strada c'è una foresta fitta di piante di limoni, Lemon Forest, carica di frutti ancora verdi, sembrano dei lime, ne prendo uno e lo metto in tasca. Piccoli sotterfugi per ingannare la mente ma non gli occhi e il cuore. 
La strada dissestata che scende, porta tracce di rifiuti anche qui, tra l'altro devo stare attento a non calpestare le cacche di cane, sembra un campo minato! Il centro abitato e poco distante e questa sembra la via del chi se ne frega. Per un istante mi torna alla mente la pura bellezza della Yellow Red Trail, a qualche chilometro da qui, ma sembrano anni luce, un altro mondo! Questa entrata per l'egoismo umano la chiamerò "sentiero cacca di cane" Dog Shit Trail, ammiratela nel suo massimo squallore.

La collina non è colpevole di come è diventata, lei ci ha messo del suo meglio, donando della vegetazione lussureggiante e soprattutto una magnifica vista su quasi tutta l'isola, però devo dargli un nome, ormai sono andato in fissa con questo gioco alla Livingstone dei poveri e non posso tirarmi indietro. La chiamerò, momentaneamente, "L'Innocente Collina", The Innocent Hill, spero di ribattezzarla come merita tra qualche anno.


Arrivo alla strada asfaltata all'inizio del centro abitato. Questa via trafficata collega Victoria con San Lawrenz, paese all'estremo ovest dell'isola di Gozo, con tramonti da cartolina. Da San Lawrenz, una strada di un chilometro scende sino al mare, dove c'è Dwejra con le sue incredibili alte scogliere, sferzate dal mare. Dove c'era fino a poco tempo fa il simbolo dell'isola di Gozo, la monumentale finestra azzurra sul mare, Azure Window, che ho avuto l'onore di ammirare diverse volte, prima che in un mattino burrascoso del 8 marzo 2017, sparisse per sempre nella sua azzurra culla. Anche questo mi è sembrato inizialmente un segno di incuria del territorio da parte delle autorità locali, poi informandomi meglio, ho saputo che nell'ultimo secolo, il mare, il vento, qui particolarmente forti e la debolezza della roccia, avevano modificato la finestra rendendola sempre più esile, fino a quando nel 2012 un grosso crollo nella volta della finestra azzurra ne indebolì definitivamente la struttura, decretandone la fine entro pochi anni, come puntualmente si è verificato.

Chiusa questa parentesi con il doveroso omaggio alla storia dell'isola, proseguo per la via, tornando da dove ero partito due ore fa. 
Nella via del ritorno, ad un certo punto, finiscono le costruzioni polverose color miele ed inizia il verde profumato dei campi, quando all'improvviso, sulla sinistra vedo la collina innominabile. Appare pura, immacolata,  quasi  commovente nella sua umile bellezza. Da questo lato nasconde tutte le sue cicatrici e conoscendo i suoi tormentati segreti, vien voglia quasi di mandargli una simbolica carezza per consolarla. 



Tornando alla domanda iniziale, sul perché questa collina sia stata maltrattata così, l'unica risposta che mi viene è perché qui l'egoismo dell'uomo ha perpetrato un crimine impunemente per troppo tempo. Un crimine alla fine contro se stesso, che avrà come unico processo, quello inesorabile dell'estinzione.
Questa collina violentata è la mia accusa per chi ha responsabilità sul territorio, spero serva da monito, un' ultima possibilità di riscatto da parte delle persone di buon senso che hanno a cuore la loro terra e conseguentemente la loro vita. 
Questa collina, quest'isola è un microcosmo delicato, con lo stesso male che affligge il mondo civilizzato. Salvare questo microcosmo in mezzo al Mediterraneo può diventare un esempio da seguire, può tracciare la via per curare il resto del mondo.








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