giovedì 20 aprile 2017

Camminando per Gozo 4 - Walking to Gozo 4


Esplorazioni sulle verdi colline di Gozo 4
By Anthony Withdown


"Si cammina in cerca di risposte alle molte domande esistenziali. La natura, generosamente le suggerisce, basta ascoltarle". Anthony Withdown

Venerdi 14/4/2017  

Oggi in tutta Malta è festa nazionale, è il venerdì di passione o venerdì santo. Seguiranno altri due giorni di festa che culmineranno con la Pasqua, molto sentita in tutto l'arcipelago con processioni in abiti storici, canti, messe e tripudi di campane. La Pasqua a Gozo in particolare, è vissuta con molto coinvolgimento da tutta la popolazione, già da quando si sbarca sull'isola si respira un'altro clima rispetto alla più caotica e consumistica Malta. Un clima di serena pace ti cattura e ti fa vivere momenti di intima bellezza.







Questo stato mistico di grazia, in me fa l'effetto di proseguire con l'esplorazioni dei luoghi misteriosamente sottovalutati dagli abitanti.
E' una bella giornata di sole e voglio salire sulla quarta collina che si innalza in fondo alla vallata che scende a nord verso il mare, Masarform Valley.



Come al solito, pianifico da lontano un punto di accesso, abbandono il sentiero carrabile e comincio a salire immergendomi nella natura facendomi strada tra l'erba alta e fiori appoggiandomi al mio socio, il fedelissimo Woody. Incontro muri a secco diroccati che delimitano il nulla. Sotto l'apparente e invitante manto erboso, sempre un tappeto infido di sconnesse pietre malandrine, venute giù dai friabili costoni, messe come trappole per caviglie distratte. E' il venerdì di passione, salendo percorro la mia via Crucis laica.

Ogni tanto prendo fiato, guardando verso sud, riconosco il magnifico paesaggio conosciuto. In primo piano la Black Rabbit Hill che domina tutto, con i suoi verdi terrazzamenti che le fanno da collare regale. In fondo all'orizzonte, la consueta sagoma della Cittadella ed il bianco delle case sparpagliate di Victoria, tutto sotto un cielo terso di un azzurro intenso.

Proseguo e arrivato ai piedi della parete, intravedo sulla destra un abbozzo di sentiero che sale gradatamente verso la sommità. Prima di percorrerlo però, voglio andare a vedere quella strana formazione argillosa che scende sul fianco sinistro della collina. Da lontano sembrava una colata lavica solidificata e ora la vedevo iniziare proprio alla base della rocca verticale. Dopo una cinquantina di metri in senso orario collineggiando tra detriti e rovi, arrivo nel punto dove la colata misteriosamente inizia e guardo giù.



Non so come si chiama questa formazione geologica, ricordano un po i calanchi toscani. E' la prima volta che l'incontro in questa serie di escursioni. In fondo alla discesa la colata si allarga per cento metri circa, mentre qui sotto i miei piedi non saranno più di venti metri. Anche se abbastanza ripida, noto delle tracce evidenti, come se fosse un passaggio per poter raggiungere la cima della collina. Nel fondo valle, alla base della colata, termina una strada bianca. La percorro con lo sguardo e vedo che dopo un cinquecento metri sinuosi, termina sulla strada che da Zebugg scende a Victoria. Mi riprometto di verificarla nei giorni a seguire perché questo accesso mi sembra più naturalisticamente interessante di quello appena percorso.

Ora saliamo, voglio finalmente vedere il mare! 
Torno sui miei passi e rincontro il sentierino sulla destra. Anche qui muretti a secco paralleli al costone. Quanta pazienza deve essere costata realizzarli per poi abbandonarli all'oblio.




Lungo la leggera salita, si para davanti al mio sguardo a qualche centinaio di metri verso nord est, la collinetta del Redentore. Una delle poche colline a punta del territorio, dove i devoti hanno innalzato una statua, del Gesù Redentore. Ricorda per la posa il Cristo Redentore di Rio de Janeiro. Vedo dei turisti ai piedi della statua. Se faccio in tempo alla fine di questa escursione vado a farci una capatina.

Piano piano, salendo di quota e quasi senza sforzo arrivo in cima al solito pianoro, tipico di queste colline, simile agli altri già visitati, un ovale schiacciato abbastanza grande, cosparso dai soliti fiori rigogliosi che si mescolano al timo selvatico, fichi d'india e le tipiche piantine a fiore giallo che si ergono solitarie nella macchia verde. 

Decido di percorrere il bordo in senso orario, affacciandomi al versante sud.



Ritorna lo stesso paesaggio visto prima più in basso, solamente un po più maestoso.
Proseguendo sul bordo frastagliato, l'affaccio a sud ovest mi mostra la vallata che sale a Zebugg. 


Le campagne coltivate si susseguono disordinatamente ordinate, con casette di fortuna. Qui il tutto è lasciato alla libera iniziativa di contadini coraggiosi, che si inventano con i pochi mezzi a disposizione coltivazioni per il proprio fabbisogno.


Anche qui le famigerate basse torrette di caccia con il loro consueto tappeto di cartucce abbandonate. Niente di nuovo, 
come niente animali da cacciare del resto!


Il cammino sul bordo prosegue a ovest, stando sempre attenti alle fenditure nella roccia che ne delimitano il passaggio. il vento del mare  che mi raggiunge sul viso fa uno strano suono attraversando gli alti fiori gialli. Sembra di ascoltare il canto misterioso della natura. In questo particolare momento di pace interiore, percepisco cose che in altri contesti sarebbero definite bizzarre. Qui sono un tutt'uno con la magia dell'ambiente incontaminato e mi faccio positivamente contaminare.


Nel controluce vedo l'abitato di Zebugg, dove, come sempre domina la chiesa, fulcro della comunità gozitana. Le case che affacciano ad ovest possono godere di un emozionante tramonto sul mare, da qui posso solo immaginarlo.





Serenamente estasiato da queste sensazioni, mi dirigo  al versante nord...e finalmente vedo il mare! Non così vicino come immaginavo, dalla collina c'è ancora una bella distanza, comunque l'effetto è ugualmente gratificante.





Come dicevo in una precedente escursione, in giornate particolarmente terse si vedono le coste siciliane, ma non oggi.
Si vedono invece le case sulla sinistra della tranquilla baia di Qbajjar (leggi bagiar) e seguendo sulla destra l'inizio dell'abitato movimentato di Marsalforn, la località balneare più frequentata di Gozo, con i suoi ristoranti più o meno tipici e con i locali scelti dal turismo giovanile solitamente squattrinato.
Nei quattro mesi estivi molti gozitani  e alcuni maltesi, vengono nelle loro seconde, terze, quarte case di Marsalforn e Xlendi (leggi Sclendi) per rilassarsi con le famiglie ed amici. Solitamente frequentano sempre i loro ristoranti di cucina tradizionale o in alternativa è facile trovarli nelle varie baie lungo la costa in gruppi numerosi con i loro immancabili barbecue attrezzati. E' una popolazione molto restia ai dettami del consumismo, preferiscono risparmiare e riunirsi come in memoria di una giovanile scampagnata.



Guardando sotto i miei piedi, invece, vedo grosse porzioni di 
roccia crollate, specialmente in questo versante nord. La natura impietosa e impetuosa, segue il suo corso, l'uomo può solo adattarsi ad essa, illusorio dominarla con la presunzione e l'ignoranza. Questa situazione di precarietà rocciosa lo già trovata sulle altre colline visitate, ciò mi fa pensare che col tempo questo posto cambierà drasticamente. Penso anche che questo sia un po' un simbolo della nostra vita terrena. Noi come la natura cambiamo, la differenza è che la nostra esistenza al confronto è un battito di ciglia in un secolo. Se troveremo un equilibrio col nostro mondo che ci ospita, permetteremo alle generazioni future lo stesso battito di ciglia, che sembra poca cosa ma è un bene prezioso, immensamente meglio del nulla assoluto. Se ognuno di noi, moralmente si sentisse in obbligo di lasciare il mondo meglio di come lo si è trovato, sarebbe il passo giusto verso il salvifico equilibrio dell'umanità. Per il momento sono solo fantasie utopistiche, l'egoismo umano è ancora lungi dall'essere sconfitto. Questo mio tentativo di vivere e descrivere una vita più semplice e piena, serve sicuramente a me stesso ma in verità vorrei che depositasse un seme in chi legge, vorrei condividere con altre persone questa ricerca di equilibrio e di armonia. Vorrei far parte di una comunità di esseri umani che con le proprie capacità e sensibilità, si metta in gioco con generosità e risponda con la coscienza a posto alle fatidiche domande, "Chi siamo? Da dove veniamo? Dove andiamo?"

Ho aperto una parentesi filosofica, approfittando della scusa di una semplice passeggiata. Non era programmata ma così è stato. Era un sassolino della mia scarpa esistenziale che andava tolto.
Ora proseguo il resoconto dell'escursione.

Percorrendo il versante est, trovo un piccolo edificio diroccato, ricordo di qualche laborioso contadino. Non ci sono porte e il tetto è crollato. Al centro della stanza riposa una gigantesca pianta di asparagina ma senza il suo prezioso frutto.



Tra le macerie interne, trovo una pietra a dir poco originale. Ha una forma piramidale, sulla facciata verticale c'è ancora traccia di un intonaco scuro, mentre sulla facciata obliqua, spezzata dal tempo, incastonata come una gemma preziosa, c'è una conchiglia fossile, intatta nella sua antica bellezza.
Ora la pietra fa bella mostra nella mia casa Victoriana assieme alle altre pietre collinari.



Questo fortuito ritrovamento mi ispira anche il nome della collina ancora non battezzata. Nella mia fantasiosa mappa, la collina che affaccia sul mare si chiamerà, la collina della pietra conchiglia, Stone Shell Hill.



Lungo il cammino verso l'uscita dal pianoro, omaggio il mio inseparabile Woody con una foto ricordo. Ricordate la leggenda della spada nella roccia? Ok, questa sarà invece la leggenda del bastone nel cespuglio. Immortalo Woody nei panni di Excalibur, ed io come Re Artù, dopo la foto, lo estraggo senza sforzo e proseguo con passo nobile verso la discesa.












Ritrovo subito il sentiero tra i muretti e lo ridiscendo velocemente. Passando vicino alle sempre numerose piante di fichi d'india, tra le pale fa capolino la collina del Redentore. E ancora presto, penso, come arrivo alla strada gli andrò incontro.





Le distanze qui sono realmente vicine, lasciato il sentiero e tagliando per campi verso nord, arrivo all'imbocco di una strada carrabile che va in direzione della collinetta. Alla sinistra della stradina ci sono degli ulivi, mentre alla sua destra, delle palme. Quale migliore scenario si può immaginare per un cammino verso il Redentore due giorni prima di Pasqua!






Salendo verso la statua rivedo il riepilogo delle mie escursioni precedenti. a destra l'ultima visitata la Stone Shell Hill. A seguire la Black Rabbit Hill, la Broad Bean Hill e in fondo all'orizzonte, l'immancabile Cittadella. Dalla sequenza manca solo la Innocent Hill, anche qui, metaforicamente esclusa. Spero di riabilitarla nel tempo che avrò a disposizione e di farla risplendere della bellezza che si merita.






Proseguendo, la salita è breve e ben segnata, dopo dieci minuti sono alla base del Cristo. Ci sono due coppie di turisti che si rilassano godendosi il panorama.


Anche da qui una magnifica vista, guardando ad ovest, delle belle coltivazioni di campi colorati, e seguendo la panoramica, la costa nord con il suo azzurro mare, sembrano scorci presi dai quadri di Van Gogh, che danno un senso ulteriore di pace rinfrancando lo spirito.

Per oggi sono sazio in ogni molecola del mio corpo. Sembra di aver vissuto un esperienza di giorni e sono invece solo tre ore di beatitudine. Basta poco e in questo caso vero come non mai, basta volerlo.

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